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La colelitiasi è una condizione diffusa caratterizzata dalla presenza di calcoli nella colecisti e/o nelle vie biliari; interessa maggiormente le donne, con un rapporto femmine/maschi di 2 a 1.
La colecistite acuta è un’infiammazione acuta della parete della colecisti, accompagnata da una colelitiasi nel 95% dei casi; la forma cronica è spesso caratterizzata da coliche ricorrenti e da una colecisti contratta, fibrotica, a pareti ispessite.
La colelitiasi con o senza colecistite costituisce una importante causa di ricorso alla chirurgia addominale. L’intervento può essere effettuato in laparoscopia o a cielo aperto (laparotomia). La colecistectomia per via laparoscopica è oggi considerata il “gold standard” nel trattamento della calcolosi della colecisti nei casi non complicati. Una revisione sistematica di trial randomizzati controllati non ha evidenziato alcuna significativa differenza in mortalità o complicanze tra tecnica laparoscopica e laparotomica.
La prima è tuttavia associata ad una degenza ospedaliera e ad una convalescenza significativamente più brevi rispetto al classico intervento a cielo aperto. Una condizione associata ad un più alto rischio di complicanze è la presenza di calcoli nel dotto biliare comune. Una delle complicanze della colecistectomia è costituita dalle lesioni delle vie biliari che, nel caso dell’intervento per via laparoscopica, occorrono nello 0,5-1% dei casi. La conversione dell’intervento con tecnica laparoscopica a tecnica laparotomica tradizionale viene effettuata quando il chirurgo giudichi che la prosecuzione dell’intervento laparoscopico comporta un aumento del rischio di complicanze per il paziente. La percentuale di conversione varia nella letteratura internazionale dal 0,6 al 13% ed è notevolmente influenzata dall’esperienza del team chirurgico.
Una analisi delle revisioni sistematiche presenti in letteratura ha evidenziato un’associazione tra volume di colecistectomie ed esiti statisticamente significativa, senza tuttavia identificare una soglia di volume.
Gli indicatori “Complicanze a 30 giorni da colecistectomia laparoscopica in regime ordinario” ed “Altro intervento a 30 giorni da colecistectomia laparoscopica in regime ordinario” misurano gli esiti a breve termine dell’intervento di colecistectomia laparoscopica eseguito in regime di ricovero ordinario e possono essere considerati buoni indicatori della qualità dell’attività delle strutture chirurgiche.
Un’altra misura di esito, molto usata in letteratura per valutare le performance della struttura, riguarda la durata della degenza nel periodo post-operatorio. Per tale motivo è calcolato l’indicatore “Colecistectomia laparoscopica: degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni” poiché in letteratura la degenza post-operatoria dopo colecistectomia laparoscopica è in generale compresa tra 3 e 5 giorni.
Il Decreto del Ministero della Salute 2 aprile 2015 n. 70 sugli standard relativi all’assistenza ospedaliera, per la proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria inferiore a tre giorni, riporta una soglia minima pari al 70%.
Essendo calcolati sulla base delle informazioni desunte dalla scheda di dimissione ospedaliera in cui solo raramente viene segnalato il doppio intervento, questi indicatori non possono tener conto dell’eventuale conversione dall’intervento laparoscopico a quello laparotomico.
Dal momento che in letteratura è nota l’eterogeneità di offerta degli interventi effettuati in regime di ricovero diurno tra strutture e popolazioni, dovuta in parte a fattori come l’età, la gravità della colelitiasi o le comorbidità dei pazienti, viene calcolato l’indicatore “Colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri in day surgery” che misura la proporzione di interventi effettuati in day surgery o in regime di ricovero diurno.
L’eterogeneità di offerta è valutata anche a livello di area di residenza del paziente calcolando gli indicatori “Ospedalizzazione per colecistectomia” e “Ospedalizzazione per colecistectomia in pazienti con calcolosi semplice senza complicanze”.
Il valore di questi indicatori può variare tra aree territoriali e strutture; questo fenomeno, oltre che dalla diversa qualità delle cure, può essere causato dalla eterogenea distribuzione, dovuta al case- mix, di diversi fattori di rischio correlati al paziente; gli indicatori vengono pertanto aggiustati per età, gravità della colelitiasi ed una serie di comorbidità in grado di influenzare gli esiti degli interventi.
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Rappresenta un aggregatore, il numero all'interno indica il numero di strutture presenti
Rappresenta una struttura, il numero all'interno indica il valore dell'indicatore che si sta osservando