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L’efficacia degli interventi sanitari è una caratteristica specifica di ciascun intervento e dell’outcome valutato. Per quanto riguarda soprattutto gli interventi clinici le caratteristiche organizzative, strutturali e di processo dei servizi sanitari sono potenziali forti modificatori delle misure di efficacia.
Tra queste caratteristiche i volumi di attività sono una caratteristica misurabile di processo che possono avere un impatto rilevante nel modificare l’efficacia degli interventi.
I sistemi sanitari operano per definizione in un contesto di risorse limitate, specie quando le società ed i governi scelgono di ridurre le risorse destinate al sistema sanitario. In simili condizioni la razionalizzazione della organizzazione dei servizi può rendere disponibili risorse per migliorare l’efficacia degli interventi.
Il Ministero della salute, nel giugno del 2015, ha emanato un decreto sugli «standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera» che individua soglie minime per unità operativa di volume di attività e di esito per alcune condizioni cliniche, con lo scopo di garantire a tutta la popolazione italiana parità di accesso agli interventi di provata efficacia e sicurezza. È necessario un aggiornamento continuo delle conoscenze scientifiche disponibili per poter fornire elementi utili alla definizione di ulteriori standard di volume di attività oppure alla modifica di quelli già fissati.
Esistono numerose prove in letteratura sull’associazione tra volume di attività ed esito delle cure, Epidemiologia e Prevenzione pubblicò nel 2005 una revisione sistematica della letteratura.
Questa revisione è stata aggiornata al 2016. L’obiettivo della revisione è quello di identificare i temi, le condizioni cliniche e gli interventi per i quali è stata studiata l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure.
Nelle 80 revisioni incluse; il principale esito considerato è la mortalità intra-ospedaliera o a 30 giorni. La relazione volume ospedaliero-esito è stata considerata in 47 delle 48 condizioni studiate; il cancro dell’endometrio è stato oggetto solo della relazione volume del medico/chirurgo-esito.
In relazione agli esiti considerati:
– per 34 condizioni esistono prove dell’associazione positiva tra volumi di attività ospedaliera ed esiti considerati:
• 14 condizioni sono relative all’area della chirurgia oncologica: colon, colon retto, esofago, fegato, mammella, ovaie, pancreas, polmone, prostata, rene, retto, stomaco, testa e collo, vescica;
• 11 condizioni sono relative all’area cardio-cerebrovascolare: aneurisma dell’aorta addominale rotto e non rotto, aneurisma cerebrale, angioplastica coronarica percutanea (PTCA), bypass aortocoronarico, chirurgia cardiaca pediatrica, emorragia subaracnoidea, endoarterectomia carotidea, ictus, infarto miocardico acuto e rivascolarizzazione degli arti inferiori;
• 2 condizioni sono relative all’area ortopedica: artroplastica del ginocchio e frattura del femore;
• 7 condizioni sono relative ad altre aree: AIDS, chirurgia bariatrica, colecistectomia, sepsi,
terapia intensiva neonatale, terapia intensiva e traumi;
– per 3 condizioni, sia gli studi sia le metanalisi non dimostrano la presenza di un’associazione: artroplastica dell’anca, dialisi e tiroidectomia;
– per le rimanenti 10 condizioni studiate, le prove disponibili dalle revisioni non permettono di giungere a conclusioni certe sull’associazione tra volumi ospedalieri ed esiti considerati: tumori del testicolo, tumori intracranici, oncologia pediatrica, bypass aorta-femorale, catete-rizzazione cardiaca, appendicectomia, colectomia, ernia inguinale, insufficienza respiratoria e isterectomia.
La relazione tra volume del medico/chirurgo-esiti è stata oggetto esclusivamente della revisione della letteratura; non è, infatti, ancora possibile analizzare questa associazione per le strutture ospedaliere italiane, mancando sulla scheda di dimissione ospedaliera (SDO) l’informazione relativa all’operatore.
La letteratura ha messo in evidenza un’associazione positiva per 21 condizioni:
• 9 relative all’area della chirurgia oncologica: tumori di colon, colon retto, mammella, pancreas, prostata, retto, stomaco, testa e collo, vescica;
• 5 relative all’area cardio-cerebrovascolare: aneurisma dell’aorta addominale rotto e non rotto, chirurgia cardiaca pediatrica, endoarterectomia carotidea, rivascolarizzazione degli arti inferiori;
• 2 relative all’area ortopedica: artroplastica all’anca e al ginocchio;
• 5 condizioni relative ad altre aree: AIDS, chirurgia bariatrica, isterectomia, tiroidectomia e terapia intensiva.
Le condizioni per le quali è stato possibile condurre l’analisi dell’associazione tra volume ed esito delle cure con i dati nazionali sono: l’aneurisma dell’aorta addominale non rotto, l’angioplastica coronarica, l’artroplastica all’anca, l’artroplastica al ginocchio, il bypass aortocoronarico, la chirurgia del carcinoma di colon, fegato, mammella, pancreas, polmone, prostata, rene e stomaco, la colecistectomia laparoscopica, la frattura del collo del femore, l’ictus, l’infarto acuto del miocardio.
Per queste condizioni, è stata documentata l’esistenza di un’associazione tra volume di attività ed esito delle cure. Per la colecistectomia laparoscopica e la chirurgia oncologica di mammella e stomaco, è stata analizzata anche l’associazione tra volume di unità operativa di dimissione ed esito. Gli esiti differiscono a seconda della condizione in studio. La forma di tale associazione varia da una condizione a un’altra, con pendenza delle curve più o meno accentuata.
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