La chirurgia sulle valvole cardiache permette di riparare o sostituire valvole stenotiche oppure non continenti (insufficienti).
Gli interventi di anuloplastica o valvuloplastica possono essere eseguiti per riparare una valvola mitralica stenotica (separazione delle commissure fuse) oppure insufficiente (impianto di protesi anulare o asportazione di lembo posteriore ed impianto di corde sintetiche). La riparazione, pur meno frequentemente, può essere eseguita anche sulla valvola aortica.
Quando la riparazione non è possibile si deve procedere alla sostituzione con valvole meccaniche o biologiche (animali oppure eterologhe). In caso di sostituzione con valvola meccanica è necessario somministrare al paziente una terapia anticoagulante a lungo termine per evitare la formazione di coaguli.
La terapia anticoagulante potrebbe non essere necessaria in caso di sostituzione con valvola biologica, la cui durata risulta limitata del tempo ed è, pertanto, indicata per pazienti anziani, per donne in età fertile in aspettativa di gravidanza oppure per pazienti con controindicazioni alla terapia anticoagulante.
In alcuni casi selezionati l’impianto della protesi cardiaca può essere eseguito a cuore battente e per mezzo di un catetere attraverso un approccio trans-femorale o trans-apicale, quindi senza la necessità di un intervento chirurgico a cuore aperto.
L’indicatore “Mortalità a 30 giorni dall’intervento di valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache” misura un esito a breve termine dell’intervento e può rappresentare un buon indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia. La valutazione si riferisce all’intero processo assistenziale ospedaliero e post-ospedaliero (a 30 giorni dall’intervento) ed è relativa alla procedura non associata ad interventi di Bypass Aorto-coronarico.
La valutazione dell’intervento isolato permette di evitare di considerare gli interventi associati caratterizzati da mortalità e da fattori di rischio notevolmente diversi.
Il valore dell’indicatore può variare tra aree territoriali e strutture; questo fenomeno, oltre che dalla diversa qualità delle cure, può essere causato dalla eterogenea distribuzione, dovuta al case mix, di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente. In particolare possono essere associati alla mortalità a breve termine il tipo di chirurgia valvolare, il numero di procedure eseguite, la funzionalità ventricolare, lo stato emodinamico ed alcune comorbilità come le patologie cerebrovascolari, il diabete mellito, le endocarditi e l’insufficienza renale.
Il Decreto del Ministero della Salute 2 aprile 2015 n. 70 sugli standard relativi all’assistenza ospedaliera, per l’intervento di valvuloplastica o sostituzione di valvola isolata (ad esclusione delle protesi valvolari transfemorali e transapicali-TAVI), riporta una soglia massima di mortalità aggiustata per gravità a 30 giorni pari al 4%.
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