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Trattamenti tempestivi ed efficaci sono essenziali per la sopravvivenza del paziente con infarto miocardico acuto (IMA). Il periodo di tempo più critico nell’IMA è la sua fase più precoce. La mortalità degli attacchi cardiaci acuti nel primo mese è tra il 30% e il 50%, e di queste morti circa la metà si verifica entro due ore, di solito per fibrillazione ventricolare. L’alta mortalità iniziale sembra essere cambiata poco negli ultimi 30 anni; al contrario, c’è stata una notevole riduzione della mortalità dei casi trattati in ospedale. Da una media a 30 giorni del 18%, come evidenziava una revisione sistematica di studi sulla mortalità in era pre-trombolitica, nella metà degli anni ’80, si è passati, con la diffusione dell’utilizzo dei farmaci fibrinolitici, dell’aspirina e degli interventi di rivascolarizzazione coronarica, ad una mortalità del 6-7%, per lo meno nei trial di grandi dimensioni. La terapia riperfusiva, se messa in atto correttamente e con la necessaria tempestività, comporta sia una diminuzione della mortalità che un miglioramento della prognosi a breve e a lungo termine.
La mortalità a 30 giorni dopo IMA è considerata un indicatore valido e riproducibile dell’appropriatezza ed efficacia del processo diagnostico-terapeutico che inizia con il ricovero.
Tuttavia, la scelta del percorso terapeutico andrebbe effettuata già prima dell’arrivo in ospedale tenendo conto delle caratteristiche dell’organizzazione disponibile e del quadro clinico del paziente, sulla base dei quali eseguire una stratificazione del rischio.
In questo contesto, al fine di effettuare analisi più approfondite sulla risposta assistenziale al paziente infartuato, sono definiti i seguenti indicatori:
1) “Mortalità a trenta giorni dal ricovero per un episodio di infarto miocardico acuto (IMA)”;
2) “Mortalità a trenta giorni dal ricovero per un episodio di infarto miocardico acuto (IMA in diagnosi
principale)”.
Per tali indicatori l’esito è calcolato a partire dalla data di ricovero per IMA e l’esposizione è data
dall’ospedale in cui il paziente è stato ricoverato.
A seguito di verifiche di associazione tra andamenti degli esiti e nuove variabili cliniche introdotte nel tracciato delle SDO a partire dal 2018, viene inoltre definito il seguente indicatore:
3) “Mortalità a trenta giorni dal ricovero – con nuove variabili”: l’esito è calcolato a partire dalla data di ricovero per IMA e l’esposizione è data dall’ospedale in cui il paziente è stato ricoverato.
Tale indicatore mantiene la struttura e le metodologie di calcolo precedentemente illustrate, aggiungendo la variabile relativa alla pressione arteriosa sistolica rilevata al momento del ricovero quale fattore predittivo nel modello di aggiustamento dei tassi di esito.
Gli indicatori in cui la mortalità è calcolata a partire dalla data di ricovero hanno lo scopo di fornire indicazioni sul funzionamento dell’intero processo assistenziale ospedaliero a partire dal momento del ricovero. Pertanto, l’attribuzione dell’esito alla struttura di ricovero non implica la valutazione della qualità dell’assistenza fornita da quella struttura ma dell’appropriatezza ed efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura.
Una corretta gestione dei pazienti dopo un ricovero per infarto del miocardio prevede un programma di prevenzione secondaria che deve comprendere indicazione dietetiche, modifiche allo stile di vita e la 2 definizione di un corretta strategia farmacologica. L’insorgenza di successivi eventi cardiovascolari o cerebrovascolari, che devono essere evitati con una corretta gestione clinico terapeutica, possono essere fatali in tali pazienti. Il programma dovrebbe essere impostato durante il ricovero ospedaliero e trasmesso al medico di medicina generale in modo che i pazienti possano seguirlo indefinitamente.
Pertanto, gli indicatori:
4) “Mortalità a 12 mesi dei sopravvissuti ad infarto acuto del miocardio”;
5) “Eventi maggiori cardiovascolari e cerebrovascolari (MACCE) entro 12 mesi da un ricovero per
infarto acuto del miocardio” sono stati calcolati per valutare la corretta gestione clinico terapeutica del paziente sul territorio.
Il valore degli indicatori può variare tra aree territoriali e strutture; questo fenomeno, oltre che dalla diversa qualità delle cure, può essere causato dalla eterogenea distribuzione, dovuta al case mix, di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente.
La letteratura scientifica evidenzia come l’incidenza di SCOMPENSO CARDIACO in pazienti sopravvissuti ad un infarto del miocardio, non diminuisca nel tempo e sia in grado di condizionarne pesantemente la prognosi.
L’insorgenza dello scompenso cardiaco in pazienti con IMA può essere influenzata da vari fattori (genetici, caratteristiche dell’infarto, fattori di rischio clinici,…) e, in parte, anche dalla tempestività di alcuni trattamenti dell’IMA in fase acuta (procedurali come PCI o farmacologici).
Circa un quinto dei pazienti con IMA che superano la fase acuta sviluppano scompenso cardiaco durante il ricovero indice. I pazienti con IMA complicato da scompenso cardiaco, rispetto ai pazienti IMA non complicati, presentano una prognosi più infausta in termini di mortalità, MACCE e re-ricoveri per scompenso a medio-lungo termine, con tassi circa quattro volte più alti.
Questo differenziale prognostico impone la predisposizione di un piano assistenziale specifico che npreveda per i pazienti con IMA complicato da scompenso una gestione differenziata e più intensiva (con interventi procedurali e farmacologici specifici e follow-up intensivi) che favorisca una migliore
prevenzione secondaria e il miglioramento della prognosi.
Studi recenti dimostrano una riduzione della mortalità a breve termine nei pazienti con scompenso cardiaco a seguito dell’implementazione di cure integrate per questa condizione e della ottimizzazione dell’uso di farmaci specifici.
Indicatori di volume specifici per la sottopopolazione degli IMA complicati da scompenso cardiaco e di esito a lungo termine e possono contribuire a misurare sia il carico per il sistema, sia l’efficacia della gestione clinico-terapeutica di questi pazienti prevalentemente sul territorio.
In questo contesto, sono definiti i seguenti indicatori:
➢ Volume di ricoveri per Infarto Miocardico Acuto complicato da scompenso cardiaco
➢ Mortalità a 12 mesi nei sopravvissuti a 30gg ad Infarto Miocardico Acuto complicato da scompenso cardiaco
➢ Eventi maggiori cardiovascolari e cerebrovascolari (MACCE) entro 12 mesi nei sopravvissuti a 30gg ad un ricovero per Infarto Miocardico Acuto complicato da scompenso cardiaco.
Il valore degli indicatori può variare tra aree territoriali e strutture; questo fenomeno, oltre che dalla diversa qualità delle cure, può essere causato dalla eterogenea distribuzione, dovuta al case mix, di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente.
Il tuo medico di fiducia si farà carico del tuo problema e ti guiderà ad una scelta consapevole del percorso di cura da seguire. Contattalo per avere tutte le informazioni necessarie ai tuoi bisogni di salute.
Rappresenta un aggregatore, il numero all'interno indica il numero di strutture presenti
Rappresenta una struttura, il numero all'interno indica il valore dell'indicatore che si sta osservando